(Re.Te) Relazioni e Terapie per il mondo contemporaneo
Giovani incapaci di confrontarsi con il mondo esterno | Amori 4.0 | D.ssa Rotolo Maria Letizia

Giovani incapaci di confrontarsi con il mondo esterno. “Thomas in love”

Giovani incapaci di confrontarsi con il mondo esterno.
Thomas è un giovane che da otto anni non esce di casa; vive costantemente connesso a internet con il suo computer e ad una webcam. Sulla rete effettua le visite mediche, ordina il cibo e ciò che gli occorre per vivere. La sua agorafobia lo rende incapace di confrontarsi con il mondo esterno, di avere contatti umani che non siano telematici.
Il protagonista durante tutto l’arco del film non si vede mai in volto: lo spettatore assume la soggettiva di Thomas.
Thomas in love, un film del regista belga Renders, uscito in sordina nel 2000, presenta in modo tanto geniale quanto inquietante i potenziali pericoli di un’alleanza contro natura fra la sessualità (nel senso di sessualità adulta) e la realtà virtuale.
Per riassumere brevemente la trama, Thomas, il protagonista del film, è un giovane adulto di 24 anni affetto da una violenta agorafobia che lo spinge a barricarsi in una casa trasformata in un vero e proprio bunker, evitando ogni contatto con i suoi simili, se non attraverso Internet.
E’ preso in carico, nel senso forte del termine, da un sistema di sicurezza sociale che provvede a tutti i suoi bisogni (e per il quale Thomas paga regolarmente i contributi), ma che in scambio esercita un controllo inquisitorio su ogni sua azione.
Thomas è dunque malato e invalido da molti anni, e il servizio che veglia su di lui cerca di riabilitarlo. Lo spettatore inizia ben presto a sospettare che dopo la pubertà il giovane abbia rifuggito la propria sessualità adulta, minacciosa nella misura in cui comportava la partecipazione di un oggetto reale, relegandola sempre più nel mondo esterno man mano che l’agorafobia guadagnava terreno, come un vero e proprio “cancro psichico”.
Nel film la sessualità è onnipresente, ma ridotta a realtà virtuale.
E’ la sessualità della Rete. L’oggetto del desiderio-per quanto questa parola possa avere ancora un significato in un simile contesto-del piacere è così disponibile a ogni suo capriccio.
Alcuni operatori del servizio, sessuologi esperti, vengono incaricati di seguire Thomas, con l’obiettivo di guarirlo il prima possibile.
Non è opportuno che un malato si ritrovi invalido e completamente in carico ai servizi sociali perché ha qualche problema sessuale…Che ne sia il talento dei terapeuti, o ciò che resta dello slancio vitale di Thomas, fatto sta che il nostro protagonista si ribella al gioco e cade nella trappola di un rinnovato interesse per l’oggetto reale.
Il senso di invasione e di persecuzione che egli provava a ogni intrusione nel suo universo da parte del servizio e dei suoi sbirri si trasforma in passione amorosa per una delle sue corrispondenti in rete, al punto di fargli dimenticare ogni prudenza.
Lui che viveva in infinita solitudine, prigioniero in una casa dove non penetrava nemmeno un fattorino incaricato di portargli cibo, si lancia all’improvviso nel vasto mondo.
Vi si partecipa con tanta fretta di sfuggire alla vigilanza dei suoi protettori, come ghermito dall’irresistibile forza del desiderio, e senza corazza contro le TERRIFICANTI seccature della realtà.
In questo film Pierre Paul Renders presenta con estrema efficacia tanto le conseguenze quanto le motivazioni della difesa. Da una parte vediamo un individuo sprofondato nella solitudine, alienato da una agorafobia tanto violenta da precludergli ogni contatto con la realtà esterna: è l’unico modo per placare l’angoscia.
Dall’altra, l’esito funesto del suo dramma esistenziale dimostra la gravità della minaccia narcisistica dalla quale egli cercava di proteggersi: l’elemento distintivo della sessualità adulta, il rapporto con l’oggetto reale, lo esponeva al potenziale pericolo di un’alienazione da parte dell’altro e nell’altro.
Thomas correva il rischio di naufragare se avesse dato ascolto al canto delle sirene. Non aveva la possibilità farsi legare all’albero della nave, come Ulisse; si era incatenato da solo, all’asciutto nel chiuso del proprio appartamento, passando da un’alienazione all’altra.
Qui la difesa fallisce, nel momento in cui il prezzo diviene esorbitante: il colpo di genio del regista consiste nel farci intravvedere la via di scampo che può essere offerta dalla realtà socio culturale di oggi- è più ancora di domani- a tutti i Thomas a venire; “una sessualità virtuale”.
Il film è una descrizione tanto minuziosa quanto sconvolgente dei sortilegi del virtuale nel campo sella sessualità…..

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